L’uomo di neve: la recensione dell’ultimo film con Michael Fassbender





L’uomo di neve è il film adattato dal romanzo di Jo Nesbø, un lavoro fatto e coinvolgente, un thriller che approfondisce le aberrazioni umane in un paesaggio silenzioso ed etereo L’ uomo di neve:  sinossi Quando al detective specializzato Harry Hole (Michael Fassbender) viene assegnata l’indagine sulla scomparsa di una donna alla prima neve dell’inverno, si fa strada il timore che un killer seriale mai catturato possa essere tornato a colpire nei dintorni di Oslo. La vittima la cui sciarpa viene trovata avvolta attorno a un pupazzo di neve, riapre vecchie ferite mai rimarginate. Con l’aiuto della brillante Katrine Bratt (Rebecca Ferguson), il detective deve collegare casi archiviati da decenni e fermare il killer prima della prossima nevicata. L’ uomo di neve: perché vederlo Ammetto di amare molto i romanzi thriller-noir e in particolar modo la “nouvelle vague scandinava” come Camilla Läckberg, Stieg Larsson, Peter Høeg… Nella letteratura nordica contemporanea crimini e criminali riflettono la distopia di una società apparentemente in equilibrio e armonia, contro un ambiente quanto mai inospitale e aberrante. La fascinazione per questo genere nasce dunque non dal voyeurismo – come in America -, bensì dalla necessità di approfondire le relazioni umane in queste latitudini dis-umane.

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Pubblicato il: 12 Ottobre 2017

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